Titoli ai dipendenti: è reddito il conferimento non proporzionale
Con la risoluzione n. 103/E del 4 dicembre 2012, l’Agenzia delle Entrate si è occupata di reddito di lavoro dipendente, effettuando importanti chiarimenti in merito alla ipotesi di assegnazione di azioni in misura eccedente rispetto all’importo conferito dal lavoratore dipendente. La risoluzione individua le modalità di determinazione del reddito di lavoro dipendente in caso di conferimenti non proporzionali in società per azioni inoltre, fa anche riferimento al regime fiscale applicabile agli utili e all’eventuale plusvalenza realizzata dai lavoratori/soci della società.
L’interpello – Il caso dell’interpello è relativo a una società per azioni che intende deliberare, un aumento di capitale in misura non proporzionale, per consentire l’ingresso nel capitale sociale a taluni propri dipendenti che si occupano della gestione degli investimenti della stessa società. Fino al 25 giugno 2008, l’assegnazione di azioni effettuata nei confronti di determinati lavoratori dipendenti, godeva di un particolare regime fiscale di favore, abrogato dal decreto legge 112/2008. Più precisamente, qualora l’assegnazione di azioni era rivolta a determinati lavoratori dipendenti o assimilati, individuati discrezionalmente dalla società promotrice dell’operazione, si rendeva applicabile l’articolo 51, comma 2, lettera g-bis), del TUIR, in materia di stock options. Una volta abrogata tale fattispecie, simili ipotesi sono state ricondotte nell’ambito dei fringe benefit e come tali, imponibili quali reddito di lavoro dipendente.
Attribuzione non proporzionale – Con riferimento a un primo quesito posto, l’Agenzia delle Entrate non ha condiviso la soluzione prospettata dalla società istante che riteneva non imponibili le azioni ricevute dai manager in misura non proporzionale, dal momento che queste ultime rappresentavano solamente il corrispettivo dell’apporto in denaro, pertanto dovevano intendersi svincolate dal ruolo di lavoratore dipendente della società interpellante. La risoluzione sottolinea come l’aumento di capitale sarebbe deliberato al solo scopo di consentire l’ingresso in società dei manager e che il conferimento non proporzionale sarebbe volto a gratificare coloro che, con le loro prestazioni, apportano utilità e benefici alla società, alla quale sono legati da un rapporto di lavoro dipendente. Tali circostanze sono state ritenute dall’Agenzia determinanti al fine di evidenziare il nesso tra lo status di lavoratore dipendente della Spa e il riconoscimento dei maggiori valori in sede di conferimento non proporzionale, rendendo inevitabile pertanto, la valorizzazione degli stessi ai fini della tassazione del reddito di lavoro dipendente.
Qualificazione degli utili conseguiti – Per quanto riguarda ad un secondo quesito posto dalla società istante, l’Agenzia, nel condividere la soluzione prospettata dalla società, ha sostenuto che la percezione dei dividendi, ovvero dei proventi ottenuti dalla cessione delle partecipazioni è svincolata dallo status dal soggetto percettore, rilevando ai fini fiscali, la sola circostanza che il medesimo soggetto partecipi al capitale o patrimonio sociale. La qualifica di lavoratore dipendente (o assimilato) rileva infatti, esclusivamente al momento dell’offerta delle azioni, mentre la fase successiva non attiene in alcun modo al rapporto di lavoro subordinato intrattenuto dall’azionista con la società emittente. In questo contesto, possono verificarsi profili impositivi aventi carattere diverso da quello dei redditi di lavoro dipendente.
05/12/2012
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